[31-05-2022] La giunta regionale del Veneto ha approvato la nuova articolazione organizzativa delle strutture antiviolenza, portando il conto a 64 punti di ingresso per prima accoglienza, di cui 26 centri antiviolenza (Cav) e 38 sportelli territoriali. Si aggiungono 28 case rifugio, destinate alla residenzialità temporanea di donne e loro minori, per un totale di 76 camere. Il quadro si connota quasi invariato rispetto all'anno precedente, fatta eccezione per una nuova casa rifugio nel padovano - Casa Adele gestita dalla cooperativa R scs - e un nuovo sportello nel trevigiano, a Pieve di Soligo: un aumento complessivo intorno al 2%, contro il 10,4% registrato nel 2021 sull'anno precedente.
Nessuna novità, ma solo per un soffio, in area metropolitana veneziana: alla rilevazione è risultata non ammissibile per carenza dei requisiti necessari, la nuova proposta di una casa rifugio a Cavarzere.
La distribuzione delle strutture vede in testa a pari merito le province di Vicenza e Padova, che insieme assorbono nientemeno che il 48% dell'offerta, seguite da Venezia, al 17% circa e prima per numero di Centri antiviolenza, e di seguito ancora Treviso, al 15% circa, giungendo a distanza Verona, Belluno e Rovigo.
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L'area metropolitana quindi conferma i suoi 6 centri antiviolenza tra Venezia, Chioggia, Noale, Portogruaro e San Donà di Piave e 3 case rifugio, di cui 2 a Venezia e l'altra a San Donà di Piave. Solo 4 (2 Cav e 2 Case rifugio) sono in carico alle amministrazioni comunali di riferimento (Venezia e Chioggia); gli altri sono invece promossi da privati anche in associazione con altri soggetti pubblici o privati.
Se Vicenza e Padova risultano le più fornite di strutture antiviolenza, la città del Palladio si conferma meglio dotata anche in rapporto con la popolazione residente. Come si vede nella tabella qui sotto, sono colorate in rosso le celle che presentano, per ogni area provinciale, un rapporto numerico migliore, cioè inferiore alla media regionale, rispetto alla popolazione complessiva o a quella solo femminile, residenti al 1° gennaio 2022 (dati Istat), riferito distintamente al tipo di struttura (Cav o Casa rifugio) e nella somma di entrambe le tipologie.
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Vicenza conferma il miglior rapporto sia per i Cav che per le case rifugio e per entrambi gli universi considerati (donne residenti o popolazione complessiva); segue Padova, con 5 punteggi migliori su 6 e a ruota Venezia che conferma la buona posizione rispetto ai Centri antiviolenza insieme con Treviso, mentre Belluno, nonostante l'esiguità delle strutture, evidenzia un buon rapporto per le case rifugio. In sofferenza Rovigo, ma soprattutto Verona, che registra una forte differenza rispetto alla media regionale per tutti i parametri considerati.
In sintesi, sul complessivo patrimonio antiviolenza, il rapporto tra strutture e donne residenti vede in testa, sotto la media regionale posta a 45.742, ancora Vicenza, seguita da Belluno e Padova, cui seguono, progressivamente sempre più distanti dalla media: Venezia, Treviso e Rovigo e, a distanza, Verona. Il rapporto appare migliorato rispetto all'anno precedente, anche tenuto conto di una diminuzione di circa 24.500 unità della popolazione residente.
Fatta l'articolazione, si procede ora al finanziamento, a carico dei fondi nazionale e regionale già stanziati: si tratta di 3,35 milioni di euro di cui 1 milione proveniente dal bilancio regionale, con cui, oltre al funzionamento delle strutture, verranno erogate risorse anche per attività varie, per gli sportelli antiviolenza e per i centri per il trattamento uomini autori di violenza, di recente attivazione. La procedura comporta ancora qualche mese di "attività burocratica": nel frattempo sono in erogazione i fondi dell'anno precedente, la cui ultima tranche scatterà entro il primo trimestre 2023 (la prima pochi giorni fa).
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