Intervista alla consigliera di parità: il paginone su smart working e coronavirus su Gente Veneta

Intervista Consigliera di parità su Gente Veneta

 

 

[03-08-2020] Un bel primo piano sullo smart working veneto in emergenza coronavirus è stato dedicato dal settimanale Gente Veneta nell'ultimo numero del 31 luglio, con una intervista alla Consigliera di parità metropolitana di Venezia, Silvia Cavallarin, dal suo osservatorio dell'impatto di genere. Il paginone, con articoli a firma di Maria Paola Scaramuzza e Maria Gasparon, tratta estesamente il tema, fornendo i dati rilevati da Fondazione Nord Est e da Acli, con il commento fra l'altro di Bruno Martino, imprenditore e referente Confindustria per il miranese. Il paginone si completa poi con il richiamo alla nuova iniziativa della consigliera di parità: il Premio Lucia Bartolini, coerente con gli strumenti di lavoro smart  per migliorare l'occupazione femminile. 

 

Cosa dicono dunque i dati? La Fondazione Nord Est rileva un impatto terribile del periodo di emergenza sanitaria sulle aziende venete: oltre il 41% di quelle con più di 3 dipendenti ha subìto una contrazione del 50% del proprio fatturato, quasi il 13% neanche quello: zero assoluto. Nell'analisi sugli strumenti adottati per fronteggiare il periodo, risulta che il 60% delle imprese venete ha fatto ricorso alla cassa integrazione, il 46% ha messo in ferie il personale, il 30% ha ridotto il numero di ore lavorate, mentre lo smart working è apparso una scelta residuale, adottata soltanto dal 22% che corrisponde a poco più dell'8% dei dipendenti. Scelta o necessità? Per il 78% degli imprenditori monitorati, l'opzione è apparsa poco praticabile o incompatibile con le mansioni aziendali, ma per Bruno Martino, patron della Novarex di Martellago, c'è un problema di cambio di passo "... spesso si cade in un discorso più di principio che di sostanza, dovuto alla fatica di misurare il lavoro fatto a casa. L'attività deve essere invece basata sulla responsabilità che è anche dell'impiegato, non solo del datore di lavoro". 

 

Se c'è una questione culturale e di responsabilità nell'uso di uno strumento così massicciamente indicato come risolutivo contro il rischio epidemiologico nella necessità di conservare i posti di lavoro, c'è però una questione di genere non trascurabile nell'adozione e nel sentiment rilevato nel mondo del lavoro. Lo evidenzia l'analisi del coordinamento donne dell'Acli, condotta dalla ricercatrice Iref, Federica Volpi: nel campione selezionato di 1.049 persone (maschi e femmine),  il 35% delle lavoratrici denuncia la difficoltà di scindere, nello smart working, il confine tra lavoro e vita privata e il 63% delle stesse ha messo in luce un aumento dei carichi di lavoro in questo periodo, contro il 43% di uomini, che non hanno sentito per nulla la differenza con il periodo precedente il confinamento.  Constatazione che si sposa con la rilevazione di oltre il 60% dei lavoratori che ritiene lo strumento favorevole alla gestione dei tempi, mentre esprimono forti dubbi al riguardo il 41% delle lavoratrici. Non parliamo della percezione sul rendimento lavorativo: parere negativo per il 18,6% degli uomini, contro il 32% delle donne. In definitiva sono queste ultime a mettere in evidenza preoccupazione per il futuro di queste nuove modalità di lavoro, accentuazione del senso di isolamento e diminuzione del tempo dedicato a se stesse. 

 

La questione di genere viene affrontata anche nell'intervista alla consigliera di parità Silvia Cavallarin, attraverso l'esame delle situazioni presentate dalle utenti che si rivolgono al suo ufficio: "Le situazioni che abbiamo assistito non hanno riguardato il settore impiegatizio: ci hanno chiamato cuoche, addette alle pulizie, cassiere. Per loro lo smart working non è applicabile. C'è solo la cassa integrazione e c'è chi rischia di non riprendere a lavorare": una situazione difficile e triste. E soprattutto destinata ad aggravarsi in autunno, secondo Cavallarin, quando sarà prevedibile un aumento delle dimissioni delle lavoratrici madri, confermando se non aggravando un quadro già noto e caratterizzato dal peso dei carichi familiari e di cura, che interessa anche la modalità smart working, con le lavoratrici che denunciano anche la riduzione delle relazioni sociali, segregazione in casa e isolamento dal luogo di lavoro. Per questo è importante scegliere: "Dovrebbe essere il dipendente a poter scegliere, e gli imprenditori a pensare al benessere dei dipendenti, c’è comunque molta ritrosia da parte delle aziende e delle amministrazioni, il lavoro a casa è una realtà da incentivare e da gestire meglio», dice la Consigliera.

 

In questo contesto si inserisce il box dedicato al Premio Lucia Bartolini, l'iniziativa della consigliera di parità metropolitana realizzata in collaborazione con la consigliera provinciale di parità, Loredana Rosato, dedicato alle buone pratiche delle organizzazioni pubbliche e private, volte a rendere il lavoro più compatibile con i tempi di vita, per il miglioramento del tasso di occupazione femminile e la redistribuzione dei carichi di cura, e che si attaglia perfettamente al quadro qui delineato in merito al periodo di emergenza sanitaria, grazie alla previsione dei premi speciali della giuria, per Azienda Resiliente e Persona Resiliente, rivolti alle azioni di mitigazioni dell'impatto negativo del virus sul mondo del lavoro e dell'impresa.

 

Rassegna stampa Premio Lucia Bartolini - Gente Veneta, 31 luglio 2020

 

 

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