[02-07-2020] Impedire alla propria partner di uscire per fare la spesa, controllarle lo stipendio o esigerne una contabilità asfissiante, vietarle di cercarsi un lavoro e via discriminando: sono fenomeni comunemente subìti dalle donne vittime di violenza. Quella economica è una forma di violenza che si somma a quella fisica e a quella psicologica, togliendo serenità ed energia alle donne che vogliano liberarsene e rendendo più faticoso il percorso di uscita.
Il fenomeno è noto e in questi giorni una ricerca condotta sulle utenti di alcuni centri antiviolenza delle province di Venezia, Padova, Belluno e Treviso, ne ha messo in luce le caratteristiche e il peso.
L'indagine, finanziata dal Dipartimento per le pari opportunità in attuazione delle linee previste dal Piano d'azione straordinario contro la violenza di genere, è stata svolta dal Centro Veneto Progetti Donna di Padova, insieme a Iside Antiviolenza (che gestisce centri a Venezia, Noale e Castelfranco Veneto) e a Belluno Donna: tre realtà che insieme gestiscono otto centri antiviolenza, nei quali sono stati somministrati questionari finalizzati a chiarire questo aspetto.
L'esito dell'indagine, basata sulla restituzione di 245 questionari da altrettante ospiti dei centri, è ora raccolto e disponibile nella pubblicazione "Conto su di me".
Da quanto emerso, si tratta di una violenza difficile da riconoscere: alla domanda se ritenevano di averne sofferto, il 30% delle donne intervistate hanno risposto negativamente o più cautamente "non saprei", ma una volta che hanno avuto consapevolezza delle varie forme in cui la violenza economica si esprime, il 60,5% di chi aveva risposto negativamente dichiarava di avere in realtà fatto esperienza di almeno una delle situazioni ad essa riconducibili. Dato che raggiunge l'87,5% tra le donne che avevano risposto "non saprei".
Che cosa si intende dunque con violenza economica? Si tratta di un insieme "di condotte, situazioni e atteggiamenti volti a controllare, danneggiare e assoggettare sul piano economico". Condotte e situazioni che vanno dalla gestione economica del nucleo familiare totalmente in mano al partner, alla pressione per una maggiore esposizione economica da parte delle donne, costrette per esempio a intestarsi il mutuo o il contratto d'affitto o a sostenere completamente con il proprio stipendio le spese del bilancio familiare o eventuali attività fallimentari del partner.
Questo nei casi in cui la donna lavori. Ma quando a "portare a casa la pagnotta" è solo il partner, la violenza economica diventa ancora più insidiosa e limitante, come dover dare spiegazioni anche in merito alle spese più banali, dover chiedere le risorse economiche necessarie o vedersi impedite alcune azioni come l'utilizzo del telefono o la ricerca di un lavoro. È inoltre un tipo di violenza i cui effetti si protraggono nel tempo, anche oltre l'interruzione del rapporto violento.
La ricerca, oltre a presentare le strategie messe a punto dai centri antiviolenza per fronteggiare questo problema, descrive le relazioni tra condizione sociale, economica, di istruzione e professionale rispetto al vissuto di violenza economica, che viene misurata attraverso un indice di controllo economico (Ice). E fa emergere che, se il fenomeno colpisce donne di ogni età e di ogni ceto sociale, i gruppi sociali più elevati hanno maggiori probabilità di riconoscerla e maggiori strumenti per combatterla, mettendo in luce un'incidenza minore dell'Ice al migliorare delle condizioni socio-economiche.
È interessante notare poi che oltre il 60% delle intervistate hanno dichiarato di essere o parzialmente (33,6%) o totalmente (27,7%) indipendenti sul piano economico. Per le altre, ben il 61,2% denuncia una situazione di dipendenza economica dal proprio partner e per il resto da altri soggetti (famiglia di origine o servizi).
Consapevolezza, rafforzamento della propria autostima e autodeterminazione sono le leve del riscatto dagli effetti nefasti della violenza economica sul percorso di uscita dalla violenza domestica e di genere. Ma per conquistare una sia pur parziale indipendenza economica il lavoro è un elemento chiave e, fra i problemi da risolvere ci sono anche quelli di maggiore discontinuità e più precarietà in cui il mercato del lavoro relega le lavoratrici, quelle dove è schiacciante la maggioranza del lavoro part-time e a tempo determinato.
Non basta solo dunque "una stanza tutta per sé" come saggiamente ricordava Virginia Woolf, anche un lavoro a tempo pieno e indeterminato conta, soprattutto se a parità di lavoro vieni paritariamente retribuita.
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Nella fota: grafica tratta dalla copertina della ricerca