Non Una di Meno: otto tavoli tematici contro la violenza sulle donne

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[20-12-2016] - Come promesso, i movimenti che hanno organizzato e partecipato alla  manifestazione Non Una di Meno del 26 novembre scorso si sono dati appuntamento a partire dal giorno successivo per approfondire i temi sul tappeto: la violenza sulle donne, le politiche di contrasto, l'anima dei movimenti, il posizionamento della società civile sull'argomento.
 

Le associazioni Dire (Donne in Rete contro la violenza), Rete Io Decido e Udi (Unione Donne in Italia), con l'adesione di una rete impressionante di movimenti femminili e femministi, hanno dato vita a otto tavoli tematici, in evoluzione e approfondimento (gli incontri sono ancora in programmazione), che hanno lo scopo di riposizionare il movimento femminista nel Paese, dopo la constatazione che siamo ancora lontani, non solo dall'obiettivo di eliminare la violenza sulle donne come violenza di genere e femminicidio, ma anche dalla percezione che questo percorso sia veramente in atto o non piuttosto in riflusso la presa di coscienza e la volontà di intraprenderlo.
 

Sono otto documenti che tracciano valutazioni e percorsi in stile militanza, di forte presa in carico e di forte denuncia nei confronti delle istituzioni e dei luoghi di elaborazione del consenso e dell'opinione pubblica. Il cammino sembra lanciato con molta forza e determinazione, basato su un attivismo capillare, di rete e quotidiano, che allarga il tema femminista all'area dei diritti umani e dei movimenti lgbt, nazionali e non. Oltre ai molti appuntamenti a breve, spicca un nuovo "Save the Date" per l'8 marzo 2017 con una giornata di sciopero globale "senza di noi, senza le donne, senza il nostro lavoro produttivo e riproduttivo".
 

In vista del nuovo incontro in piazza, ecco una sintesi degli otto documenti che si potranno leggere più estesamente nel sito di nonunadimeno.wordpress.com

  1. Piano legislativo e giuridico. Dieci punti che partono dalla constatazione della strada da fare per realizzare pienamente i principi della Convenzione di Istanbul e arrivando alla denuncia del mancato riconoscimento del danno da violenza subita su cui pende la condanna dell'Italia da parte della Corte di Strasburgo.
  2. Lavoro e welfare. Analisi amara sullo stato delle cose: "Il welfare che chiediamo e pretendiamo è di tipo universale, capace di scardinare il modello familistico vigente e di riconoscere garanzie e diritti sociali non solo alle donne, ma anche alle e ai migranti, alle soggettività lesbiche, gay, trans, queer e intersex".
  3. Educazione e formazione. Nodo cruciale delle politiche d'intervento contro la violenza, questo tema ha visto la messa a fuoco di un ripensamento delle politiche educative attuali per superare ogni tipo di discriminazione: "L'educazione alle differenze è una pratica, è una prospettiva sul mondo, è uno sguardo trasversale a tutte le discipline".
  4. Femminismo migrante. In crisi "la bianchitudine" del movimento femminista, occorre ripensare al ruolo e alla posizione delle donne "non occidentali", alle loro lotte quotidiane, di autonomia e autodeterminazione, da sostenere. Critiche al sistema di accoglienza ed espulsione e alla reclusione migrante, alla centralità del concetto di sicurezza, che perpetuano insieme un sistema violento e di violazione dei diritti umani. Necessitano sportelli informativi, il riconoscimento della protezione internazionale alle vittime di violenza di genere, norme di sostegno per i permessi di soggiorno in caso di violenza.
  5. Sessismo nei movimenti. Occorre riconoscere e nominare, per debellarli, la violenza e il sessismo presenti nei movimenti politici, promuovendo una cultura e una pratica antitetiche. Qui la discussione si è sviluppata su numerosi suggerimenti, tesi a rivoluzionare metodi e strumenti della discussione politica, per "decostruire e ricostruire dinamiche decisionali e di potere anche attraverso nuove regole di comunicazione e di decisione".
  6. Diritto alla salute sessuale e riproduttiva. Contraccezione, libertà di procreazione e centralità della relazione tra operatori/operatrici sanitarie e pazienti. Le osservazioni emerse esprimono l'inaccettabilità del dilagare di un'obiezione di coscienza che inibisce l'applicazione della legge 194 e su cui è forte la denuncia delle forme di integralismo cattolico "sempre più aggressive e violente". Bene invece "forme e pratiche di promozione della salute e del benessere in ambito sessuale, riproduttivo e affettivo, nonché di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e di gravidanze indesiderate, sia in ambito scolastico che all'interno dei servizi sanitari di prossimità". E prima dell'8 marzo, la giornata nazionale sulla salute.
  7. Narrazione della violenza attraverso i media. La discussione ha messo in luce una sorta di "rape culture" o cultura dello stupro "che tollera, legittima, persino alimenta la violenza (maschile) contro le donne" e che passa sia attraverso la pubblicità sia attraverso la cronaca nera, caratterizzandosi come un'ideologia virata su romanticismo, passionalità, amore esclusivo e totalizzante. L'argomento ha aperto numerosi fronti e molteplici strategie d'intervento, attraverso la costituzione di 5 sottotavoli di lavoro dedicati a informazione, fiction, pubblicità, nuovi media e narrazioni artistiche, con appuntamento ai primi di febbraio 2017.
  8. Percorsi di fuoriuscita dalla violenza. L'ultimo tavolo tematico, partecipato da molti gruppi di donne e associazione diverse, si è dato tre temi di confronto. Primo: il "luogo di donne", inteso come luogo di pratica e discussione femminista sui temi dell'antiviolenza, autodeterminazione e autonomia, dal Centro antiviolenza allo spazio autogestito, allo sportello di ascolto. Secondo: il riconoscimento come figura professionale dell'operatrice di centri e sportelli per le donne. Terzo: qui la critica all'istituzionalizzazione dei percorsi di uscita dalla violenza è forte e radicale. Rimandato ad una fase successiva l'approfondimento sui passaggi di questo percorso.

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