Monitoraggio Pap 2021

gruppo di colleghi si danno il pugno sopra il tavolo di lavoro (freepik.com)

 

Nel corso del 2021 sono pervenuti all'ufficio della consigliera di parità metropolitana, per il parere di rito, 20 Piani di Azioni Positive (Pap), provenienti da altrettante amministrazioni pubbliche dell'ambito territoriale di competenza, sul totale delle 47 amministrazioni di riferimento, comprensive di 44 Comuni, 2 unioni di Comuni (Città della Riviera del Brenta e Miranese) e Città metropolitana di Venezia. 

 

Il monitoraggio che segue fornisce un quadro dello stato di adempimento dell'obbligo di legge (pena il divieto di assunzione da parte degli enti inadempienti), con riferimento alla scadenza triennale, cui si aggiunge un focus sui documenti esaminati dalla Consigliera di parità per il rilascio di parere, che riguarda 3 aspetti:

 

  • la struttura del documento in ordine alla coerenza, pertinenza e completezza delle sue parti;
  • la situazione del personale in chiave di equilibrio/squilibrio di genere;
  • il quadro delle azioni positive/obiettivi in chiave di praticabilità e misurabilità, anche in ottica di consolidamento e di sviluppo

 

​​​​Il quadro generale presenta ancora molte lacune: sono infatti solo il 55% gli enti in regola con i propri Pap; il 4% (2 Comuni) non ha mai inviato alla consigliera il documento, che non risulta fra l'altro nemmeno reperibile nei siti istituzionali, anche in questo caso inadempienti per mancata pubblicazione, soprattutto alla luce della direttiva n. 2 del 26 giugno 2019 dei dicasteri della Pubblica amministrazione e delle Pari opportunità, che ha disposto di allegare il documento aggiornato annualmente al Piano della performance per la valutazione degli obiettivi di pari opportunità dell'ente. 

 

La situazione appare peggiorata rispetto agli anni precedenti e certamente rispetto al 2020 quando era concentrato il maggior numero di piani in scadenza, elemento che suggerisce l'impatto dell'emergenza sanitaria, con gli enti presi evidentemente da altre priorità.  Ecco dunque come si presenta la situazione al 31 dicembre 2021.

 

 

 

Scaduti al 31/12/2021: 19 (41%), di cui 8 scaduti nel 2021 (Campolongo Maggiore, Caorle, Ceggia, Chioggia, Cona, Gruaro, Mira e Santa Maria di Sala); scaduti prima del 2021: Annone Veneto, Concordia Sagittaria, Fossò*, Martellago**, Mirano**, Pramaggiore, Quarto d'Altino, Salzano**, Stra, Torre di Mosto e Vigonovo

Validità 2020/2022: 2 (4%): Cinto Caomaggiore, Unione dei Comuni del Miranese

Validità 2021/2023: 17 (36%): Cavarzere, Dolo*, Fossalta di Piave, Fossalta di Portogruaro, Marcon, Noale**, Noventa di Piave, Pianiga, Portogruaro, San Donà di Piave, San Michele al Tagliamento, San Stino di Livenza, Scorzè, Spinea**, Teglio Veneto, Venezia, Città metropolitana di Venezia

Validità 2022/2024: 7 (15%): Campagna Lupia*, Cavallino Treporti, Eraclea, Fiesso d'Artico*, Jesolo, Musile di Piave, Unione dei Comuni Città della Riviera del Brenta

Non pervenuti: 2 (4%): Camponogara, Meolo

 

*componente dell'Unione dei Comuni Città della Riviera del Brenta

**componente dell'Unione dei Comuni del Miranese

 

ATTIVITÀ 2021

Al 31 dicembre 2021 risultavano in scadenza 31 Pap. In corso d'anno la consigliera di parità ne ha vagliati 20, di cui si registrano:

 

  • un aggiornamento annuale ai sensi della citata direttiva n. 2/2019, presentato dalla Città metropolitana di Venezia* 
  • due piani trasmessi attraverso l'atto di adozione: Unione dei Comuni della Riviera del Brenta e Comune di Dolo
  • i restanti 17 trasmessi con richiesta di parere preventivo (precedente l'adozione dell'organo di governo)

 

​Come già segnalato alcuni enti approvano annualmente la nuova triennalità, al modo del bilancio di previsione. Posto che dal 2020 l'aggiornamento annuale è previsto quale adempimento intermedio e con destinazione distinta rispetto al piano triennale, si ritiene confermata una triennalità successiva al termine del triennio indicato e non all'interno dello stesso, come peraltro adottato in numerosi enti dei diversi ordinamenti. 

 

PRESENZA DI GENERE NEL PERSONALE, RUOLI APICALI E DIRIGENZA

 

La maggior parte dei 20 enti esaminati presenta una maggiore presenza femminile sul totale del personale dipendente, superando il 62%. Fanno eccezione i Comuni di Fiesso d'Artico, Pianiga, Portogruaro, San Michele al Tagliamento tra il 46 e il 47% e la Città metropolitana di Venezia al 43%. È una maggioranza che spesso viene mantenuta nelle posizioni apicali (posizioni organizzative, alte professionalità, responsabili di uffici e servizi), che complessivamente arriva al 60%. La cosa non deve stupire: i dati evidenziano infatti che la categoria direttiva (D) è fortemente occupata dalla componente femminile ed è quella consona ad incarichi di coordinamento e gestione amministrativa. Tra i 20 enti in esame, per esempio, il personale in D è donna per il 62%. Posizioni apicali al 100% femminili si trovano nel Comune di Noventa di Piave, seguita da Eraclea al 75% e via a scendere fino al salomonico 50% di San Stino di Livenza. Crollo al 17% invece a Marcon. 

 

Maggioranza femminile in inversione di tendenza invece per quanto riguarda i livelli dirigenziali, peraltro presenti solo negli enti più grandi: in questo caso questa componente arriva al 31%, sotto ad un terzo del minimo fissato. 

 

Dunque, con una base di partenza migliore (l'appartenenza alla categoria D) le lavoratrici del pubblico impiego perdono chances giusto prima del vertice, come se riuscissero perfettamente a conciliare famiglia e lavoro nei piccoli enti, quelli senza dirigenza, dove evidentemente riscuotono la fiducia dell'amministrazione locale nella responsabilità di gestione di uffici e servizi. Poi, negli enti più grandi, il loro vantaggio iniziale si scontra, forse, con la maggiore appetibilità dei livelli stipendiali dirigenziali e più agguerrita concorrenza. E lì non c'è titolo che tenga. 

 

PART-TIME: CONCILIAZIONE O SEGREGAZIONE?

Fra gli enti in esame, il part-time assorbe il 15% del personale (583 unità sul totale di 3.685 dipendenti), ma fra questi le lavoratrici costituiscono il 90% (523 contro 60), una cifra che non lascia dubbi sul fatto che si tratti di una motivazione di genere, quella dello squilibrio nei carichi di cura. Sono 7 gli enti il cui part-time è interamente fruito dalle lavoratrici; in 8 si destreggiano tra l'80 e il 90%; altri 4 enti vedono una distribuzione tra il 67% di Noventa di Piave e il 75% di Musile e San Stino di Livenza. Resta Fossalta di Piave che non prevede nessun part-time. 


 

Foto: rawpixel per freepik.com 

 

pubblicato il 13 gennaio 2022

 

 

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