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Dalle attività di monitoraggio sullo stato di adozione dei Piani di Azioni Positive (Pap) degli enti di pubblica amministrazione dell'area metropolitana, ecco come si presenta al 31 dicembre 2020 la situazione di validità e durata di questi documenti. L'analisi riguarda 47 enti pubblici metropolitani, di cui 44 amministrazioni comunali, 1 Unione dei Comuni della Città della Riviera del Brenta, 1 Unione dei Comuni Miranese e la Città metropolitana di Venezia.Â
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Scaduti al 31/12/2020: 12 (26%), di cui 6 scaduti nel 2020: Concordia Sagittaria, Quarto d'Altino, San Michele al Tagliamento, Spinea**, Stra e Torre di Mosto; scaduti prima del 2020: Annone Veneto, Fossò*, Noventa di Piave, Pramaggiore, Salzano** e Vigonovo.Â
Validità 2019/2021: 19 (40%): Campagna Lupia*, Campolongo Maggiore, Caorle, Cavallino Treporti, Ceggia, Chioggia, Cona, Dolo*, Eraclea, Fiesso d'Artico*, Fossalta di Piave, Gruaro, Jesolo, Martellago**, Mira, Musile di Piave, Pianiga, Santa Maria di Sala, Unione dei Comuni "Città della Riviera del Brenta".Â
Validità 2020/2022: 8 (17%): Cinto Caomaggiore, Fossalta di Portogruaro, Marcon, Noale**, Portogruaro, San Stino di Livenza, Venezia e Unione dei Comuni del Miranese.
Validità al 2021/2023: 6 (13%): Cavarzere, Mirano**, San Donà di Piave, Scorzè, Teglio Veneto e Città metropolitana di Venezia.
Non pervenuti: 2Â (4%): Camponogara e Meolo.
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* Componente dell'Unione dei Comuni Città della Riviera del Brenta
** Componente dell'Unione dei Comuni del Miranese
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Il monitoraggio si basa sui documenti pervenuti alla Consigliera di parità per la richiesta di parere prevista dalla legge e non riflette necessariamente la reale situazione. Si registra peraltro un crescente miglioramento nella tempestività del rinnovo triennale da parte delle amministrazioni, in taluni casi anche con andamento annuale. Nel grafico sottostante la sintesi dell'ultimo quadriennio, che necessita della seguente avvertenza: gli enti oggetto del monitoraggio sono 46 fino al 2020, quando si registra il primo inserimento dell'Unione dei Comuni del Miranese che porta la platea a 47. Si evidenzia inoltre la lieve flessione nel 2020 rispetto all'andamento degli anni precedenti, presumibile segnale dell'impatto da emergenza sanitaria, che tuttavia si accompagna ad una ulteriore diminuzione dei piani non pervenuti, passati da 6 nel 2017 a 2 nel 2020.Â
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Nel corso del 2020 la Consigliera di parità ha vagliato 14 Piani di azioni positive provenienti da altrettanti enti comunali, di cui:Â
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Come osservato nelle precedenti edizioni, alcuni enti rinnovano annualmente la triennalità del proprio piano, analogamente a quanto succede per il bilancio pluriennale di previsione. Come segnalato nei pareri espressi dalla Consigliera di parità , la periodicità indicata dalla norma di riferimento è quella triennale e, in assenza di uno specifico chiarimento normativo, sulla base di quanto svolto dalle pubbliche amministrazioni centrali (Ministeri) e dalla gran parte delle altre pubbliche amministrazioni territoriali e locali, è da ritenersi una triennalità definita e non progressiva.
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Sul punto si osserva dunque una disomogeneità di comportamento tra gli enti locali di area metropolitana (e non solo), segno di una lacuna normativa che lascia spazio a interpretazioni diverse. La questione, peraltro, è ripresa nella nuova direttiva interministeriale dell'estate 2019, in vigore dal 2020, che introduce importanti novità sui Piani delle azioni positive e su ruolo e funzioni dei Comitati unici di garanzia, promotori e "controllori" della loro attuazione. Essa infatti dispone, per la prima volta, che "Il Piano triennale di azioni positive deve essere aggiornato entro il 31 gennaio di ogni anno, anche come allegato al Piano della performance". Una disposizione che, se rafforza il concetto di monitoraggio annuale delle azioni positive predeterminate in funzione di raggiungimento dei loro obiettivi, non si esprime sulla eventuale differenza tra i tempi di adozione e quelli di aggiornamento.Â
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La tabella rappresenta la situazione del personale delle amministrazioni che hanno inviato il loro Pap alla Consigliera di parità nel corso del 2020. Sono riportati in rosso i Comuni con popolazione superiore ai 15mila abitanti, allo scopo di verificare eventuali discostamenti di comportamento, in ottica di genere, con i restanti enti. I grafici evidenziano come gli scostamenti ci siano, ma in misura assai lieve. I dati relativi alle apicalità e alla dirigenza, qualora non presenti nel Pap inoltrato dall'ente, sono stati presi dal sito dello stesso ente (sezione "Amministrazione Trasparente") e secondo le relative distinzioni e nomine.Â
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Come si legge in tabella, questa platea presenta una forte maggioranza di personale femminile (di colore arancio nei grafici a torta), pari al 64% della dotazione complessiva; una maggioranza che va via via assottigliandosi con la progressione di carriera professionale, secondo il cosiddetto fenomeno del "rubinetto che perde": fra gli apicali, le lavoratrici, seppure ancora in maggioranza, scendono al 58%, per finire in minoranza tra i ruoli dirigenti: tra il 33% - per gli enti più piccoli - e il 37% per gli altri. Da notare che fra gli enti elencati in tabella, il personale in categoria D, la più elevata e quella che più verosimilmente consente di accedere alle maggiori responsabilità e attribuzioni, vede le lavoratrici al 61% (al netto delle posizioni di San Donà di Piave e dell'Unione dei Comuni del Miranese, i cui dati non sono disponibili per quanto in esame). In sintesi: nonostante la loro più forte collocazione in area direttiva, gli incarichi di maggior responsabilità e redditività  vengono assegnati più frequentemente ai colleghi.Â
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In dettaglio, per quanto riguarda le apicalità femminili, al netto del dato mancante dell'Unione dei Comuni del Miranese, sotto il 50% troviamo 4 enti (su 14), a partire dal 48% della Città metropolitana, e a seguire con l'Unione dei Comuni Città della Riviera del Brenta (33%), Marcon (20%), Portogruaro (17%).Â
Degli altri entri, tra il 50% e 60% di apicalità al femminile, se ne contano 6: dalla perfetta parità di Cavarzere, Fossalta di Portogruaro e Scorzè, a seguire con Cinto Caomaggiore, Dolo e Venezia. Oltre il 60% si piazzano San Stino di Livenza e Teglio Veneto, per arrivare al 78% di San Donà di Piave.
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ultimo aggiornamento: 13/05/2021