Quote di legge e parità di accesso ai vertici delle società a partecipazione pubblica

gruppo gerarchico (immagine by freepik.com)

22-09-2016 - Alla scadenza del primo triennio di applicazione del Dpr 251/2012 per la parità di accesso negli organi di amministrazione delle società non quotate a partecipazione pubblica, il Dipartimento nazionale per le pari opportunità ha presentato il 7 settembre 2016 la relazione sullo stato di applicazione della norma e i dati di monitoraggio e vigilanza.

La norma stabilisce che sia le società quotate sia quelle non quotate ma sotto il controllo della pubblica amministrazione assolvano ai seguenti obblighi:

  • introdurre in statuto la disposizione del riequilibrio di genere per tre mandati consecutvi negli organi collegiali 
  • fissare ad almeno un terzo dei componenti la quota minima di genere sottorappresentato, ridotta ad un quinto nel caso del primo rinnovo degli organi 

e definisce inoltre il regime sanzionatorio in maniera diversa a seconda che si tratti di società quotate in mercati regolamentati, su cui vigila Consob o di società non quotate e controllate dalla pubblica amministrazione, vigilate dal ministro delegato per le pari opportunità. In quest'ultimo caso, se inadempienti a seguito dei provvedimenti di diffida da parte dell'ente di controllo, è prevista la decadenza dei componenti dell'organismo collegiale e la ricostituzione a norma di legge. 

L'attività di vigilanza e monitoraggio condotta dal Dipartimento per le pari opportunità ha pertanto visto partire 197 procedimenti per inadempienza, che hanno dato questo esito:

  • 197 società verso cui sono stati adottati procedimenti per inadempienza
  • 171 di esse si sono adeguate entro i termini di avvio del procedimento o dei seguenti termini di diffida previsti dalla legge
  • 6 sono entrate in regime di decadenza dell'organismo
  • 10 hanno ancora i procedimenti in corso

L'indagine rileva come sia sensibilmente aumentata in Italia, nel triennio 2013-2016 la percentuale di donne negli organismi di vertice delle società interessate dalla norma di riequilibrio, che passa dal 17,5% del periodo precedente al 25,7%, con l'entrata di circa 900 donne nei nuovi direttivi. Nel confronto tra il  prima e dopo la legge, la presenza femminile è aumentata  soprattutto fra le cariche di sindaci supplenti raggiungendo il 35,2% con un incremento del 9% circa; sono al 27,5% tra i sindaci effettivi rispetto al 18,2% e al 21,4% rispetto al 14,8%, con una buona posizione del Veneto rispetto alle altre regioni.

Sono le regioni del Nord a rilevare una maggiore presenza femminile, con il miglior "piazzamento" di Emilia Romagna, Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta. Per contro la Basilicata risulta in coda alla classifica con il 13,2% di presenza femminile, seguita da Calabria e Campania.

Se aumentano sensibilmente le cariche di sindache supplenti ed effettive, è ancora il ruolo di vertice, quello di amministratore unico, a riproporre la persistenza del "tetto di cristallo" con un blando 3% di presenza femminile, pressoché inalterato rispetto alla situazione precedente l'entrata in vigore della legge.

 

 

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