In corsa la legge regionale sulla parità retributiva

divario retributivo fra uomo e donna

[21-07-2021] Con il parere favorevole del Consiglio delle Autonomie Locali (Cal) nella seduta del 19 luglio, la strada di approvazione del progetto di legge regionale n. 76 "Disposizioni per la promozione della parità retributiva tra donne e uomini e il sostegno all’occupazione femminile stabile e di qualità", fa un altro passo avanti.

 

Il testo, nei suoi dieci articoli presentati dalla compagine dem del consiglio regionale, nasce dalla constatazione di una disuguaglianza di genere in ambito lavorativo che disattende i principi della parità di trattamento e retributiva, peraltro riconosciuti dalle leggi dello Stato. La proposta legislativa intende porre in capo (anche) alla Regione Veneto l'onere di rendere effettivamente operanti quei principi per il proprio territorio, come proposto già in alcune altre regioni italiane.

 

In premessa, i numeri da cui il progetto di legge prende il via: secondo Eurostat nel settore pubblico la disparità salariale è del 3,7%, ma sale al 19,6% in quello privato. Se poi la lavoratrice è madre, la sua retribuzione si riduce di ulteriori 12 punti percentuali già rispetto alla collega che non ha avuto figli. Sulla maternità pesa inoltre la scelta che ulteriormente penalizza la capacità reddituale femminile, come l'imponente ricorso al part-time da parte delle donne, spesso involontario per carenza di misure conciliative, che riduce progressivamente la carriera professionale e penalizza il rendimento previdenziale. 

 

Come intende agire il progetto di legge? Prende corpo innanzitutto l'idea della costituzione di un Registro in cui si raccolgano aziende virtuose, quelle cioè che prevedono parità retributiva basata sul genere e adottino strumenti di conciliazione e tutela della maternità e paternità, che contribuiscono al mantenimento e alla crescita dei posti di lavoro femminili. E soprattutto ad una crescita di lavoro femminile stabile e di qualità, elementi chiave per il raggiungimento dei risultati attesi. 

Il registro avrà la funzione di individuare il bacino destinatario di misure premiali o di esclusione per accertate violazioni, prevedendo al riguardo, con l'articolo 4,  la creazione di  protocolli di intesa, anche in collaborazione con la Consigliera di parità regionale, con tribunali e giudici di pace per la trasmissione dei dati utili all'aggiornamento degli elenchi.

 

Altro elemento importante è l'estensione alle aziende con meno di 100 dipendenti della raccolta e diffusione dei dati relativi alla situazione del personale distinto per genere, come succede per quelle più grandi, tenute, per legge, a redarre un rapporto biennale su occupazione maschile e femminile, attività che vede il coordinamento delle consigliere di parità regionali. Non serve sottolineare come l'ampiezza del campione possa favorire una conoscenza del mercato del lavoro in grado di fornire elementi preziosi nella definizione di adeguate politiche attive.

 

Oltre a prevedere misure incentivanti per le aziende virtuose iscritte nel Registro, il pdl riconosce alla stessa Regione l'onere di essere a sua volta "virtuosa", sia al proprio interno, sia tra le partecipate e controllate, e di impegnarsi nel costruire bandi che prevedano le misure premiali come punteggi aggiuntivi nella valutazione dei progetti e altri benefici economici, o, al contrario, l'esclusione dalle gare delle imprese nei cui confronti siano scattate sanzioni per violazioni dei principi di parità nel lavoro. 

Altre misure riguardano le attività di diffusione: campagne informative e di sensibilizzazione che possano sostenere e dare concretezza al quadro normativo intenzionato a promuovere un mondo dell'impresa più inclusivo e antidiscriminatorio.

 

Commento positivo da parte della consigliera di parità metropolitana, Silvia Cavallarin: "Per cominciare - sostiene - risponde alle richieste delle Cdp regionali di allargare alle aziende con meno di 100 dipendenti la raccolta dati per genere, di grande importanza per conoscere a fondo il mercato del lavoro, ma ne esce rafforzato anche il ruolo delle consigliere, confermandosi in linea con il disegno di legge in discussione alla Camera sulla stessa materia, che introduce un sistema di certificazione della parità retributiva in azienda, da svolgere a cura delle Camere di Commercio e in collaborazione con le Consigliere di parità. Ma tornando al progetto di legge regionale veneto, emerge un approccio di sistema delle misure adottate, che potrebbe garantire la fattibilità delle proposte: la tenuta del Registro, la costruzione di misure di controllo e monitoraggio delle iscrizioni, il sistema premiale e, all'opposto disincentivante dei comportamenti non virtuosi, inquadrandosi nelle linee di gender mainstreaming fortemente raccomandate a livello sovranazionale". 


Leggi regionali sulla parità retributiva sono state inoltre approvate in Regione Lazio (come si legge qui)  e in Regione Piemonte (come pubblicato nel proprio sito), e risulta attualmente in discussione in Puglia. Nel frattempo per il Ddl 1423 in parlamento, appena licenziato dalla commissione competente della Camera con approvazione unanime, si prevede un'approvazione definitiva nel 2022 come norma coordinata nell'ambito delle azioni inserite nel Piano di ripresa e resilienza.

 

 

 

 

 

 

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